Sono le 7,45. È domenica e non ho nulla da fare. Finalmente posso rimanere a letto quanto mi pare. Una bella dormita è proprio quello che ci vuole. Dopo una settimana di duro lavoro.
Niente. Non c’è verso che mi riaddormenti. Luisa sì che dorme. Lei. Io… che ansia.
La stessa ansia che mi prendeva da bambino ogni volta che dovevo giocare a pallone. Quella che ho tutte le volte che il Modena ha una partita importante. Che poi specificatemi il significato d’importante. Per me qualsiasi partita del Modena è importante.
Beh questa volta di più ancora. Una partita unica e irripetibile e storica.
Ore 15,00 allo stadio Braglia il Modena debutta in campionato.
È per questo che da una mezz’oretta buona sono sveglio e mi giro e rigiro nel letto. L’adrenalina a mille. Se fossi solo mi sarei già alzato. Ma per fare colazione devo aspettare Luisa. Andiamo al bar insieme. Tanto vale.
Se il canarino vola, se il canarino vola non ci sto dentro piùùù ohohohoh…
Canticchio sottovoce.
Povero canarino spennacchiato. Per un anno e mezzo ce l’hanno imprigionato, ingabbiato, imbavagliato. Era ora che ritornasse a cantare e a volare.
Mi giro verso Luisa. “Alllzati Alllzati Alllzati”, il mantra magico che dovrebbe esaudire il mio desiderio. Mentre già mi pregusto brioche, cappuccino e giornale sportivo con le ultimissime novità sulla partita. E un dubbio mi assale. Luisa vorrà andare sicuramente a Sassuolo, nella sua pasticceria preferita.
Non è che mi porterà sfiga?
Molto meglio sarebbe fare colazione in centro a Modena, a due passi dalla Ghirlandina. A una tirata di borsa dal mitico stadio Braglia.
Fa niente. Non sono scaramantico e poi è la pasticceria migliore della zona. Piuttosto. Devo assolutamente ricordarmi di mettermi al collo la catenina del Modena che mi ha fatto Luisa. In coppa Italia col Mezzolara mi ero dimenticato di mettermela e abbiamo perso.
Scaramantico o no quel ciondolo porta bene.
E poi è proprio bello. In ceramica e decorato a mano.
Brava Luisa. Quasi quasi la lascio dormire e vado a mettermi subito la catenina.
Quasi. Perché poi mi metto ad osservare mia moglie. Lo so benissimo che mi ha sentito. Fa finta di dormire ma è sveglia.
Le appoggio la gamba destra sulle sue. Di traverso. Per iniziare. Poi l’abbraccio. Mi rendo conto di essere peso. Più fastidioso di un moscone. Ma è più forte di me.
Modenese dipendente non so stare senza te, canarino nelle vene..
«Ma che palle», sbotta Luisa che finalmente dà segni di vita. «Neanche alla domenica si può dormire».
«Ti ho svegliata?… noooh mi dispiace. Avevo tanta voglia di abbracciarti, perchééé sono sempre a lavorare e mi manchi tanto».
«Ma va, come se non lo sapessi che fai apposta».
«Volevo solo starti vicino…»
«Sei proprio falso e ruffiano».
Ed è così che ci alziamo.
Prima lei, come sempre. Che a prepararsi ci mette di più.
E poi io. Simulando una tranquillità da monaco zen.
Mica gliel’ho detto dell’adrenalina che ho in corpo.
Che sono più eccitato di un mandrillo.
Per una partita?
Sì. Per una partita.
Perché questa partita noi modenesi ce la siamo sudata e meritata.
Dopo l’odissea Caliendo e il fallimento. Dopo aver cambiato nome. Per questo ci chiamiamo Modena F.C. 2018 e non più Modena F.C. 1912. Ma fa niente. La nuova società si è già aggiudicata la prima asta per l’assegnazione dei marchi storici, e già dal prossimo anno torneremo a chiamarci con il nostro nome storico.
Non importa nemmeno che giochiamo in serie D, e che incontriamo la Vigor Carpaneto e non il tanto odiato Bologna.
L’importante è ripartire, diciassette mesi dopo ritornare a giocare al Braglia. Cinquecentoquattro giorni dopo, per essere precisi. Da quella oramai lontana domenica del 30 aprile 2017: Modena – Mantova 2-0. Vittoria che aveva sancito la salvezza in Lega Pro. Nessuno di noi quella domenica avrebbe mai pensato che saremmo dovuti stare tanto tempo senza i nostri amati canarini. Di dover subire l’umiliazione di una radiazione: 5 novembre 2017, di un fallimento societario: 28 novembre 2017.
Una domenica unica e irripetibile. Quindi. Vorrei vedere. Mica si incontra tutti i giorni un Caliendo. Che ti porta il Modena sul baratro, dopo 105 anni di storia.
Ed è meglio la serie D con una società seria e trasparente, che la serie A con Caliendo.
Punto.
Una nuova proprietà che tutti quanti desideravamo e con imprenditori del territorio.
Canarini si nasce e si rinasce, lo slogan scelto per la campagna abbonamenti. Uno slogan vincente, e che ha portato da subito entusiasmo. E tanti abbonati: 5573 abbonamenti, 3881 nella sola curva Montagnani. Bisogna tornare a dieci anni fa per queste cifre; ai primi anni di serie B, dopo i due anni mitici di A.
Altri tempi. Ma anche allora c’era Amadei, e Tosi direttore sportivo.
Quindi: Avanti Gialli!
Un ringraziamento e tanta fiducia alla nuova società. A Romano Sghedoni, Carmelo Salerno, Gianlauro Morselli e Paolo Galassini. Oltre al già citato Romano Amadei.
Ci sarebbe anche il risultato. Perché chi dice che l’importante è partecipare o che vinca il migliore è più falso dei soldi del monopoli.
Certo che il risultato conta.
Ma possibile che si deve soffrire tanto anche in serie D?
Rigore sbagliato da Ferretti dopo pochi minuti, traversa a portiere battuto sempre di Ferretti a metà primo tempo, e una ripresa partita non proprio nei migliori dei modi sembravano preannunciare un’altra giornata storta.
Poi al 50’ la rete di Emilio Dierna e il Braglia esplode.
E domenica 23 tutti a Lentigione, o al comunale di Fiorenzuola come sembra che sia oramai scontato. Più adatto per contenere il nostro entusiasmo e i nostri colori.
Perché in casa o fuori casa cambia poco. Quest’anno ci sarà un tripudio gialloblu e un tifo da serie A in ogni dove.
Come la mitica curva Montagnani di domenica.
Cliccando QUI potete vedere l’entusiasmo della sud all’ingresso in campo delle squadre.
Mòdna alè, vengo da te! Mòdna alè, vengo a tifare! Mòdna alè, vengo da te, vuoi sapere il perchèè!
Ti seguirò, ovunque giocherai,
ti seguirò, perchè ti amo sai,
se vinci, se perdi puoi star sicuro che,
noi, saremo sempre con te!


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